04/Gennaio/23

A spasso per Parigi con Robert Doisneau

Parigi la so a memoria, come fosse una poesia che impari alle scuole elementari e te la porti in mente anche quando diventi grande. L’ho visitata quattro volte ed è sempre bello tornare da lei, quasi come se avessi bisogno di mostrarle come va la mia vita. Parigi è stato uno dei primi viaggi con i miei genitori, la prima vacanza con le amiche ma anche quel sogno culturale che catturava la mia mente ogni volta che studiavo storia dell’arte o la Rivoluzione Francese; ecco perché mi sento un po’ di appartenerle e tornare da lei, ogni volta, è come stare a casa.

“Poco importava a quei due che l’Hotel de Ville, bruciato nel 1871, fosse stato ricostruito nel 1874 da Ballu e Deperthes.”

La storia della fotografia nasce proprio qui e, non a caso, anche il fotografo che ha segnato la mia formazione: Robert Doisneau, autore del noto scatto “Il bacio all’Hotel de Ville” ormai icona dell’amore in tutto il mondo.

Robert Doisneau, classe 1912, inizia la sua carriera come fotografo industriale per le Officine Renault per poi approdare all’agenzia Rapho. È proprio da questa esperienza che inizia il suo racconto incessante della Parigi degli anni ’50 e ’60, donandoci tutt’oggi un’immagine ormai lontana della città, ma che, se si aguzza bene la vista, sopravvive nei suoi angoli segreti e negli occhi di qualche passante. Doisneau ritrae persone comuni intente nelle azioni quotidiane: bambini, artisti di strada, persone al lavoro, donne affascinanti, anziani sono i protagonisti delle foto in bianco e nero.

L’attenzione sul fotografo si rinnova spesso in Italia attraverso mostre fotografiche, dove centinaia di appassionati si riversano innamorandosi non tanto dei suoi scatti quanto di Parigi. La scorsa estate è stata allestita una mostra a lui dedicata nel complesso dell’Ara Pacis a Roma, riscontrando molto successo. Il mio fotografo preferito era tornato nella mia città dopo dieci anni, l’ultima mostra fu quella al Palazzo delle Esposizioni nel 2012, lì mi innamorai totalmente dei suoi scatti in bianco e nero. Non sono mancata neanche a questa occasione e, nel caldo dell’estate romana, ho trovato qualche ora di refrigerio tra le stanze del museo. Gli scatti di Doisneau hanno cambiato anche la mia visione di Parigi, perché, più di una volta, sono andata alla ricerca dei luoghi immortalati: dalla Piazza del Trocadèro, alla Torre Eiffel; da Place de la Concorde al lungo Senna con i suoi parigini seduti sulla riva; fino ad arrivare al quartiere moderno de La Défense, animato da grattacieli e uomini d’affari.

È il suo raccontare Parigi che mi ha sempre affascinata, quando sento nostalgia della città sfoglio il libro dei suoi scatti parigini custodito gelosamente, ogni volta è come viaggiare. Da lui ho imparato ad aspettare il momento giusto, ad avere pazienza e ad amare Parigi.

Vedere significa costruirsi con i mezzi a propria disposizione un teatrino e aspettare gli attori. Aspettare chi? Non lo so, però aspetto. Io spero sempre, e quando uno ci crede con forza è difficile che qualcuno non finisca per arrivare

 

(Robert Doisneau)

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